Anno 2010: la Fiera Internazionale del Libro di Bologna festeggia Gianni Rodari


La 47ª Edizione della Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi, svoltasi lo scorso marzo a Bologna, ha reso il suo personale e gioioso omaggio a Gianni Rodari, rientrando a pieno titolo nelle celebrazioni che il 2010  dedica allo scrittore. Non poteva non essere così, visto che, come abbiamo già avuto modo di ricordare, oltre ad essere il novantesimo anniversario della nascita (1920) e il trentennale della morte (1980), il 2010 è anche il quarantennale dell’assegnazione a Rodari (unico scrittore italiano sinora ad aver ricevuto l’onore di questo premio) dell’Hans Christian Andersen Award (1970 a Bologna), il prestigioso ed ambitissimo riconoscimento per scrittori di libri per ragazzi.
E noi del Centro Rodari per la Musica, a testimonianza di un simile evento, non potevamo certo non esser presenti,  per cui, nonostante il cielo minaccioso di pioggia, corroborate da un cappuccino bollente, abbiamo deciso di seguire l'intera manifestazione.

L'attualità dell'opera di Rodari è stata, dunque, uno dei fili conduttori della Fiera che, attraverso una serie di convegni e seminari ma soprattutto attraverso il Concorso internazionale di Illustrazione intitolato "La Grammatica delle Figure" ha trovato nuove forme e colori attraverso le quali esprimersi.


Diamo un po di numeri: 1200 case editrici che hanno esposto, di cui 1100 estere in rappresentanza di 60 pesi; 846 illustratori partecipanti al concorso "La grammatica della Figure" con 44 opere selezionate per l'omonima Mostra realizzata a cura della Cooperativa Culturale "Giannino Stoppani", di cui 33 scelte tra i partecipanti del Concorso e 11 tra quelle proposte dagli illustratori che di recente hanno pubblicato albi su Rodari.

 

Il convegno di apertura "Gianni Rodari, un classico per ragazzi e .." di mercoledì 24 marzo, ha visto come protagonisti gli accorati interventi di Tullio De Mauro, professore emerito dell’Università Roma1, di Antonio Faeti, già professore ordinario dell'Università di Bologna, di Pino Boero, professore di Letteratura per l'infanzia all'Università di Genova, coordinati con sapiente maestria da Mario di Rienzo, direttore del Centro Studi Rodari di Orvieto.
Oltre a rivestire il ruolo di esimi studiosi e cultori di Gianni Rodari, tutti loro erano lì presenti soprattutto nella loro veste più intima, di "amici", di persone che avevano condiviso con lui un pezzo di strada  insieme, in momenti diversi ma sempre uguali, con un continuo rincorrersi di sorridenti ricordi, con riflessioni, affermazioni e dichiarazioni forti, a volte anche provocazioni lanciate verso un mondo accademico che ancora tarda a riconoscere la completezza di un siffatto personaggio.


Pino Boero inizia il suo intervento partendo proprio dalla fine, con un messaggio eterno, nella sua straordinaria semplicità, contenuto nell'ultima opera di Rodari "C'era due volte il Barone Lamberto", <<...mai lasciarsi spaventare dalla parola fine.>>. Un regalo prezioso che Rodari ci ha lasciato in eredità, quasi a voler mantenere uno spiraglio aperto, un doppio filo, che ci tiene ancora legati stretti ai suoi scritti e che continua ad andare ben oltre ogni qualsiasi forma di conclusione, ogni qualsiasi punto.


Tullio de Mauro, ricorda le circostanze in cui ha preso forma la loro lunghissima amicizia, dell'atipicità del suo essere comunista e di come nel '48, durante una manifestazione a Milano del Fronte Popolare, in occasione delle imminenti elezioni (che vedranno poi vincitrice la Democrazia Cristiana), Rodari fosse rimasto turbato nel vedere la serrata dei negozi e le finestre tutte chiuse durante il passaggio del corteo per le strade della città, interrogandosi poi, a distanza di anni, in modo critico sul perchè non si fosse riusciti a trovare una qualsiasi efficace forma di dialogo con gli avversari. Di come fosse attratto dal mondo delle scienze naturali e del suo modo disinvolto di ostentare il suo "orecchio acerbo" dinnanzi ad un chiuso e sordo mondo accademico. Ed infine, di come fosse stato di rottura il suo voler "ripulire" il mondo infantile narrato fino a quel momento, da tutti i cinghettii, i piedini, i fiorellini, e tutti gli "ini" edulcoranti di una realtà che era ormai cambiata e che andava necessariamente introdotta nei nuovi racconti con gli elementi di uso quotidiano, dal telefono a Goldrake, dalle lavatrici alle automobili, sino alle latte di metallo ed alle bottiglie di plastica buttate nella spazzatura.


Per molto anni Rodari ha vestito i panni stretti del semplice compositore di filastrocche. E' stato tanto, molto di più. Forse più di ogni altra cosa è stato uno studioso del linguaggio.


Per Antonio Faeti, nei limiti del "viaggio" della vita è quanto mai necessario ricollocare Rodari dove avrebbero dovuto sempre essere, nella Letteratura. Ed il ricordo torna ai tempi in cui, agli inizi della carriera giornalistica, celato dietro lo pseudonimo di Benelux, Rodari dialoga con un giovane Indro Montanelli e di come, da partigiano egli salvò la vita a Mario Sironi, pittore futurista e convinto sostenitore del fascismo, consapevole di non poter privare la socieà della sua arte, al di là delle sue convinzioni politiche.
Tra tante riflessioni, trovano posto anche gli aneddoti divertenti racconti da Tullio de Mauro e Pino Boero, che strappano sorrisi, risate ed applausi ad una straripante platea di ascoltatori attenti.


Defilata, silenziosa, ascolta commossa Maria Teresa Ferretti, moglie di Gianni Rodari, alla quale il coordinatore Mario di Rienzo, chiede di concludere questo lungo incontro. E lei, con grande eleganza ed un filo di voce rigrazia tutti per l'amore mostrato al suo Gianni, uguale all'amore intenso che lei non smette ancora di provare.
La mia personale impressione è stata quella simile ad uno strano istinto di voltarmi verso la porta d'ingresso, perchè nel ritmo scandito di quel lunghissimo e commovente applauso finale, sembrava dovesse entrare lui, tra la gente, con le mani in tasca, un sorriso e tanta voglia di raccontarci ancora tante cose.


E si ritorna in Fiera, tra gli addetti ai lavori, gli illustratori con il loro book in spalla e gli stand degli editori.


La EL ha dedicato un ampio spazio espositivo con tutte le sue opere pubblicate ed un enorme pannello con elencate le quaranta lingue in cui Rodari è stato tradotto.


Per poi giungere alla mostra "La Grammatica delle Figure". Appare subito evidente la difficoltà che deve aver incontrato la giura nello scegliere gli illustratori, perchè ognuno di quelle tavole rispecchia una singolare interpretazione di Rodari.
Io, presa com'ero dal fotografare tanta meraviglia...mi son persa ben due volte!
Il titolo del Concorso e della conseguente Mostra, trae chiaramente ispirazione dal volumetto "La Grammatica della Fantasia" che Rodari elaborò nelle scuole dell'Emilia-Romagna, sostenendo - ricorda Rosaria Campioni, Soprintendente per i beni librari della Regione Emilia-Romagna - "di aver trovato (...) l'humus favorevole per la sperimentazione e l'affinamento delle sue innovative ipotesi di lavoro".


Ciò che ha più sorpreso i visitatori di questa Mostra è stato il poter osservare da vicino come Rodari, attraverso le traduzioni, sia stato nel tempo assimilato, filtrato e contestualizzato in realtà culturali diverse rispetto allo spaccato storico italiano in cui furono pensate.


Dunque, sia il Concorso che la Mostra, sono state un'ottima occasione di scambio, dove si son messi a confronto "sguardi" e approcci diversi nell'accostarsi allo scrittore.


La conclusione di questi quattro giorni non è stata, alla fine, una mera celebrazione fine a stessa ma un' analisi attenta e precisa, una univoca e conclamata richiesta di legittimazione del suo ruolo accademico che è servita a definire i contorni della complessità di un intellettuale come Rodari.


Oltre ad essere uno scrittore, Gianni Rodari è stato un giornalista, un intellettuale, un pedagogista, un studioso della lingua, che parlava in egual modo ai bambini, agli adulti, ai genitori, ai politici.

Jole Savino